En Plein Art
La rigenerazione degli armadi stradali nella città di Brescia
Il tempo della contemporaneità è un tempo in dinamico, costante mutamento, un flusso in continuo divenire. In questo fluire costante di eventi e cose, le nostre città si trasformano sotto lo sguardo severo delle architetture del passato, testimoni statici, fissi e mai muti dei cambiamenti in atto.
Nella scenografia urbana e architettonica nella quale abitano questi elementi fissi e mobili, il nuovo si fa spazio spesso invadendo, imponendosi senza cercare necessariamente un dialogo con i suoi silenti osservatori.
Interessante osservare come a Brescia, come in tante altre città, in cui le piazze virtuali delle piattaforme digitali si aggiungono, sovrapponendosi, a quelle materiali, l’unico spazio del miracolo dell’immagine sia oramai affidato esclusivamente alla pubblicità, solitaria nicchia di settore che lavora per raggiungere il suo obbiettivo in un ambito che tange, in taluni sempre più rari casi, il genio dell’arte. Questa la strategia neanche troppo nascosta dietro gli slogans pubblicitari più accattivanti e raccolta nel concept del
Il progetto “En plein art”
Il progetto Fastweb, concepito in sinergia con la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Brescia, prova a rompere questi schemi della consuetudine. Si introduce un nuovo modo di concepire contenitore e contenuti, provando a raccontare un innovativo sistema di comunicazione tra oggetti di arredo urbano e distribuzione della città, inventando una soluzione che raffini le logiche consuete di composizione urbana.
Il rapporto di continuo scambio, talvolta di dipendenza, se non addirittura di necessità tra arte e architettura, deriva direttamente dalla condizione dell’arte come atto ed evento che si circostanzia concretamente in un luogo talvolta costruita ad hoc dall’uomo.
Le esperienze più contemporanee dell’arte suggeriscono sempre di più la possibilità che le sue espressioni si raccontino in dimensioni potremmo dire accidentali. Basti pensare alle istallazioni o alle performance. Gli spazi dell’arte divengono cioè, sempre di più, quelli del vivere, dell’esistere, dell’agire e operare in un quotidiano solo apparentemente banale, che diviene sostanziale.
L’esperienza che potremmo definire ‘sperimentale’ di questa performance semi-permanente d’arte in città, nasce dal tentativo di creare un dialogo diretto tra l’oggetto motivo di contemplazione e lo spazio della quotidianità: i luoghi urbani appunto.
Vera e propria sfida è divenuta quella di costruire nella città la dinamica complessa, suggestiva e assolutamente soggettiva della contemplazione dell’arte. Una dicotomia pensare di poter trovare la quiete essenziale all’osservazione critica, empatica ed emotiva nel turbinio caotico dello spazio urbano. Un museo en plain air, quindi, che si insinui nelle consuetudini del nostro vivere distratto. Una provocazione forse, ma anche una necessità, quella di risolvere in modo il più possibile ‘aulico’, il conflitto insito tra il linguaggio degli organismi contemporanei e quello dell’antico che li ospita.
L’arte così, entra nella città utilizzando come supporti gli armadietti stradali, che si vestono di un nuovo uso culturale, raffinato ed eclettico rispetto alla loro funzione, interpretando una nuova forma di comunicazione con il fruitore distratto.
Obiettivi: tutela e sostenibilità
Fastweb comunicazioni per la prima volta sperimenta una nuova forma di comunicazione, quella tra strumento tecnologico e cultura. Questo il nodo che sostanzia e dà forma all’esperimento che costruisce il contatto tra le nuove tecnologie e l’attività di tutela dell’Istituto.
La Soprintendenza per i Beni Architettonici si occupa concretamente della tutela dei beni culturali intesi come beni monumentali e paesaggistici. Al di sopra di ogni obbiettivo, l’Istituto si pone quello di valutare trasformazioni sostenibili degli organismi urbani e perseguire una politica di adeguamento tecnologico compatibile con la conservazione dei caratteri peculiari delle città. Il tema delle nuove strutture tecnologiche di piccola dimensione diffuse nelle città rappresenta pertanto una sfida di sostenibilità molto importante per i fini della tutela. La sfida è quella di introdurre in numero sensibile nuovi oggetti nel caos urbano, oggetti muti, tecnologici, non utilizzabili dalla comunità costretta in qualche modo a subirli passivamente, trasformandoli in altro, suggerendo una nuova funzione da assolvere: quella della comunicazione educativa.
Il concetto di compatibilità e sostenibilità nel paesaggio culturale è strettamente legato a quello di minimo sacrificio, significa dare una nuova ragion d’essere a questi oggetti, rendendoli vivi e attivi pertanto, trasformandoli in supporti di comunicazione reale in luoghi del vivere quotidiano.
L’idea in origine era stata di pensare a questi armadietti tecnici come supporti, totem di comunicazione culturale. L’idea rivoluzionaria è stata quella di divulgare l’arte, la bellezza della creatività in contrapposizione alla funzione fredda e asettica assolta dai cabinet.
En plein art
Un museo en plein air quindi, dove gli artisti possano esprimersi in libertà, simile all’arte di strada ma inserendosi in maniera controllata nel contesto urbano. In questa soluzione compositiva, si definisce pertanto la sintesi tra la necessità di sostenibilità dell’inserimento nella città storica e nella sua prima periferia di tanti oggetti intrusivi. Questi però, assunta una nuova funzione culturale, annullano le caratteristiche di negatività del loro inserimento e divengono essi stessi un valore aggiunto per la città.
La mostra delle opere originali è stato un momento conclusivo e di sintesi, nato dalla volontà di raccontare una esperienza che ha rappresentato un unicum. Una sfida che vuole suggerire un nuovo metodo d’approccio al problema dell’inserimento della tecnologia moderna nei nuclei antichi, ancora rigidi e impreparati a tali intrusioni.
En plein Art è un progetto del 2014 realizzato a cura di Gabriella Musto
Curatori: Paolo Bolpagni e Cristina Muccioli
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